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Dott.ssa Imma Di Tinco

FERITE INVISIBILI: IL VIAGGIO DELL'ELABORAZIONE DEL TRAUMA

Aggiornamento: 24 ott 2024


Sei pronto a scoprire come affrontare questa avventura?



 

"Il trauma è personale. Anche se viene negato, esso non scompare. Quando è ignorato o negato, le grida silenziose continuano interiormente e vengono sentite solo da chi ne è prigioniero. Quando qualcuno entra in quel dolore e sente le urla, la guarigione può iniziare".

(Cit. Danielle Bernock)


Trauma e resilienza: un dialogo tra mente e corpo.


Esiste un viaggio straordinario che ti guida attraverso le tempeste del trauma, conducendoti verso la luce della risoluzione.


Come menzionato nell'articolo precedente (https://www.metacomunica.it/post/il-riflesso-del-bambino-traumatizzato-nell-adulto-e-domani), il termine trauma proviene dal latino "τραῦμα", che significa "ferita". Esso rappresenta un evento particolarmente stressante per chi lo vive, che può assumere diverse forme. Tali eventi generano reazioni emotive, psicologiche e fisiche che non sempre il cervello riesce a gestire in modo resiliente. Se il trauma psicologico non venisse curato, potrebbero insorgere meccanismi disfunzionali che danneggiano il benessere psicofisico dell'individuo, così come una ferita se non medicata può infettarsi e peggiorare.



Ogni persona, in quanto essere umano, possiede un sistema innato per rispondere e adattarsi agli stimoli stressanti, trasformando una condizione disfunzionale in una risoluzione adattiva. Il trauma si manifesta non solo a livello psicologico, ma ha anche conseguenze fisiche, esprimendo un disagio che influisce sull'equilibrio interno.

Quando si vive un trauma, il ricordo persiste e i segni possono essere più o meno visibili esternamente; tuttavia, senza un'elaborazione adeguata, il trauma non troverà mai una collocazione nella propria vita e nella mente. Questo processo di elaborazione è fondamentale per ridurre e ridimensionare le sensazioni di dolore e frustrazione legate a tale esperienza.

 Gli esseri umani, per istinto di sopravvivenza, attivano un meccanismo di auto-conservazione che li mantiene in uno stato di allerta costante, pronti a difendersi da un ritorno del pericolo ed eventuali ripercussioni di quel dolore.



 Le tracce invisibili del trauma: emozioni, corpo e relazioni


Come abbiamo già menzionato, il trauma coinvolge profondamente chi lo vive, le sue tracce possono manifestarsi in diverse aree:

 

  • Emozioni: si esprime attraverso ansia, tristezza, senso di colpa, vergogna, paura, rabbia, disperazione e disprezzo.

  • Corpo: provoca ripercussioni psicosomatiche, come mal di testa, dolori addominali, affaticamento, dolore al petto, battito cardiaco accelerato, nausea e perdita di appetito.

  • Pensieri: si traducono in pensieri invadenti e paranoici riguardo alla propria autovalutazione e alle proprie capacità, sia nel presente che in relazione al futuro.

  • Comportamenti: porta a modifiche nelle abitudini alimentari e nel sonno, a una mancanza di motivazione e perdita di interesse per attività importanti, oltre a comportamenti autodistruttivi e aggressivi (per es: alcolismo, abusi di sostanze, difficoltà sessuali..).

  • Relazioni: si manifesta in cambiamenti nel modo di relazionarsi, come la ricerca di una maggiore vicinanza e dipendenza da figure protettive, oppure in un desiderio di isolamento ed evitamento sociale, con conseguente perdita di fiducia nel mondo esterno.



Dopo aver vissuto un trauma, è possibile sviluppare un disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Questo disturbo è caratterizzato da una serie di sintomi che possono manifestarsi a lungo termine. Le persone che ne soffrono possono rivivere l'evento traumatico attraverso flashback o incubi, provare ansia intensa e avere difficoltà a sentirsi sicure o a gestire le emozioni. Altri sintomi comuni includono l'evitamento di situazioni o luoghi che ricordano il trauma e un costante stato di allerta. Il PTSD può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana e sul benessere psicologico, rendendo fondamentale un intervento adeguato per affrontare e gestire questi sintomi.


I sintomi che potrebbero caratterizzare la mancata elaborazione del trauma possono portare ad un disturbo post-traumatico da stress, caratterizzato dai seguenti sintomi:




Il percorso del trauma e l'istinto di sopravvivenza: come il trauma attiva la reazione umana


Il trauma innesca una serie di azioni e reazioni a catena che l'individuo attua automaticamente, guidato dall'innato istinto di sopravvivenza, per proteggere il proprio organismo.

Questa attivazione si articola in fasi che seguono il seguente schema:

EVENTO → ALLARME → REAZIONE


Le reazioni a un evento traumatico possono variare da persona a persona, ma le più comuni includono:


  • Combattimento/attacco (Fight): affrontare la minaccia direttamente.

  • Fuga (Flight): allontanarsi dalla situazione pericolosa.

  • Congelamento (Freeze): bloccarsi, incapaci di muoversi o reagire.

  • Svenimento (Faint): perdere i sensi in risposta al sovraccarico emotivo o fisico.



Un aspetto fondamentale di queste reazioni è l’arousal, che si riferisce all'attivazione del sistema nervoso in risposta a una minaccia. Quando si verifica un trauma, l'arousal può aumentare significativamente, portando a uno stato di allerta e preparazione per affrontare o sfuggire al pericolo. Tuttavia, un'elevata attivazione può anche contribuire a sintomi di ansia e stress a lungo termine, complicando il processo di recupero.


E DOPO, COSA POSSO PENSARE SU DI ME?


Dopo la reazione immediata guidata dall'istinto di sopravvivenza, si avvia un processo di elaborazione mentale legato alle emozioni vissute e associate all'evento traumatico.


Secondo il medico Paul MacLean, il cervello umano può essere suddiviso in tre parti principali:


  • Cervello rettiliano: questa parte antica e "primitiva" è responsabile delle funzioni vitali, come respirazione, battito cardiaco, nutrimento e sonno. Le reazioni di fuga, attacco, congelamento e simulazione di svenimento avvengono a questo livello, che si attiva automaticamente, senza richiedere un pensiero consapevole. È fondamentale per le risposte difensive a traumi e situazioni di stress.

  • Cervello limbico: questa sezione si occupa dell'elaborazione delle emozioni. È più evoluto rispetto al cervello rettiliano, poiché consente una maggiore interazione sociale e una migliore probabilità di sopravvivenza, facilitando le dinamiche di vita all'interno del "branco".

  • Cervello neocorticale: rappresenta il livello più alto dell'evoluzione e fornisce significato alle nostre esperienze. Si divide in due emisferi: l'emisfero destro, associato alla creatività e all'intuizione, e l'emisfero sinistro, che è responsabile della razionalità, della logica e delle abilità linguistiche.





Queste tre aree del cervello lavorano insieme per elaborare e dare senso agli eventi traumatici, influenzando profondamente il modo in cui ci sentiamo e reagiamo.


Nel nostro cervello, secondo il neuroscienziato Joseph LeDoux, si distinguono due percorsi nell'elaborazione delle informazioni emotive: la "via bassa" e la "via alta".


  • Via bassa: in questo percorso, l'informazione emotiva viene trasmessa dagli organi sensoriali al talamo e poi all'amigdala, che è responsabile dell'elaborazione delle emozioni. Questo meccanismo consente una risposta rapida, anche se poco precisa, alle situazioni di pericolo.

  • Via alta: al contrario, questo percorso è più lento e accurato. Le informazioni raggiungono prima il talamo, che le invia alla corteccia cerebrale per un'elaborazione approfondita, prima di arrivare all'amigdala.



Ogni individuo presenta diversi livelli di tolleranza allo stress, che si attivano in base alla percezione di sicurezza. Questi livelli variano dalla zona di iper-arousal, in cui l'iperattivazione del sistema nervoso ci prepara a combattere o fuggire, manifestandosi con segni somatici evidenti come battito cardiaco accelerato, tremori, sudorazione e affanno, fino alla zona di ipo-arousal, caratterizzata da un'attivazione insufficiente per attuare reazioni adeguate, portando a uno stato di "spegnimento" o immobilizzazione, con segni come calo di attenzione, respiro lento e sudorazione fredda.

L'attivazione ideale avviene nella zona di arousal ottimale, dove l'individuo attua meccanismi di difesa in modo adattivo, grazie a un sistema autonomo che oscilla tra livelli alti e bassi.



Navigare il trauma: risorse e strumenti per il benessere


Le emozioni lasciano una memoria nel nostro corpo. Il sistema autonomo ha la capacità di evocare sensazioni vissute in momenti specifici, comunicandoci, ad esempio, attraverso la temperatura corporea se stiamo vivendo emozioni intense, piacevoli o stressanti. Pertanto, il corpo riflette anche il nostro stato psicofisico.

Il trauma provoca ferite profonde e influisce sulla formazione di circuiti neuronali che gestiscono la risposta alla minaccia. Di conseguenza, il corpo si attiva preparandosi a sopravvivere anche in situazioni prive di pericolo reale.

Trovare il giusto equilibrio richiede un bilanciamento delle risorse personali con le tracce del trauma, per ottenere sicurezza e stabilità.

Le risorse per affrontare le conseguenze di un trauma possono essere sia innate che costruite, ovvero acquisite nel tempo. Queste risorse ci aiutano a sviluppare gli strumenti giusti per migliorare la percezione di noi stessi, delle nostre emozioni e delle dinamiche mentali che mettiamo in atto, oltre a gestire le varie attivazioni del sistema nervoso autonomo, o arousal, in situazioni diverse.




Tra gli strumenti utili ci sono:


  • Respiro: tecniche di respirazione consapevole possono aiutare a calmare il sistema nervoso e ridurre l’ansia, favorendo un ritorno a uno stato di equilibrio.

  • Radicamento: questa pratica consiste nel connettersi consapevolmente alla terra e al proprio corpo, migliorando la sensazione di stabilità e presenza nel momento presente.

  • Grounding: simile al radicamento, il grounding si focalizza sul ristabilire una connessione con il corpo e l’ambiente circostante, aiutando a gestire le emozioni e le sensazioni fisiche intense.

  • Immaginazione: l’uso dell’immaginazione può facilitare la creazione di scenari mentali positivi, utili per affrontare emozioni difficili e sviluppare resilienza.


Questi strumenti verranno approfonditi nel prossimo articolo, in cui esploreremo gli attrezzi necessari per reagire sia alle conseguenze fisiche (arousal), psicologiche ed emotive degli eventi traumatici o particolarmente stressanti.


In conclusione, affrontare il trauma è un viaggio complesso ma essenziale per il benessere psicofisico. Riconoscere le tracce invisibili che il trauma lascia dentro di noi è il primo passo verso la guarigione. Attraverso la comprensione delle nostre reazioni e l'uso delle tecniche che abbiamo precedentemente descritto, possiamo riprendere il controllo sul nostro corpo e sulle nostre emozioni. È fondamentale ricordare che non siamo soli in questo percorso; ogni passo verso la consapevolezza e la resilienza ci avvicina a una vita più equilibrata e appagante. Con il giusto supporto e gli strumenti adeguati, possiamo trasformare il il dolore in crescita e costruire un futuro nel pieno del nostro benessere.



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