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Immagine del redattoreDr. Vito Leone

I 5 STADI DEL CAMBIAMENTO

Aggiornamento: 28 gen 2022

Cos'è il cambiamento? Perché è necessario cambiare? Come si raggiunge il cambiamento?


(Prochaska J., Di Clemente C., 1980)

 

Partendo dal presupposto che tutto scorre (Panta rhei - Eraclito), nulla rimane immutato ed immutabile, perciò diventa importante per tutte le persone riuscire nel corso della propria vita a trovare modi e modalità per adeguarsi ai cambiamenti necessari che l'ambiente richiede.

Con il termine "ambiente" si fa riferimento a tutto il contesto entro cui le persone si vivono e si muovono, in particolare modo è importante prestare attenzione al piano relazionale con gli affetti significativi.

Il cambiamento è insito nella natura, lo stesso Darwin nella sua teoria sull'evoluzionismo ritiene che le specie che nel corso della storia sono sopravvissute sono quelle che meglio si sono adattate ai cambiamenti ambientali, cioè quelle specie animali o vegetali in grado di lasciare la strada vecchia per quella nuova, in grado di saper adattare la propria esistenza alle nuove condizioni che di volta in volta l'ambiente mutando ha creato.


Il cambiamento implica una scelta e scegliere vuol dire rinunciare a qualcosa.

Per questo motivo attuare un cambiamento è così difficile!


Le persone vivono la propria vita cercando di fare economia energetica, cioè di non faticare troppo per fare le cose. Per agire in questo modo utilizzano le euristiche, cioè strategie apprese ed automatizzate che in molti casi riescono a predire sufficientemente bene l'effetto di una propria azione. In questo modo quindi si ottiene una massima resa con una minima spesa di energie. Figurarsi cosa vuol dire in termini energetici rinunciare ad un proprio pezzo certo e fino a quel momento posseduto, in favore di qualcosa di nuovo e di cui non si ha certezza sul reale funzionamento e sull'effettivo vantaggio della nuova acquisizione..? Tale azione è dunque valutata pressoché completamente sconveniente, motivo per cui capita di ritrovarsi incastrati nelle proprie modalità, nei propri comportamenti anche disfunzionali e si prova tanta difficoltà a cambiare le cose, a stare meglio.


1. Quindi di fronte ad un disagio o una sofferenza, le persone possono talvolta rifugiarsi nella negazione, cioè quel meccanismo di difesa primitivo che consiste nel non voler vedere la realtà per quella che effettivamente è, perché comporterebbe accettare l'idea di stare soffrendo a causa di un problema, piccolo o grande che esso sia. Spesso sopportare un disagio viene valutato come meno faticoso dello sforzo da fare per attuare il cambiamento che lo risolverebbe.


2. Solo quando il disagio e la sofferenza superano una certa soglia di resistenza o perdurano per un tempo prolungato cronicizzandosi, può nascere l'esigenza di dover cambiare qualcosa, perché attuando sempre gli stessi comportamenti si otterranno sempre le medesime reazioni. Sorge dunque l'interrogativo. La persona in questa fase inizia a contemplare l'idea che qualcosa, tra le tante, non va.


Le persone che richiedono spontaneamente l'aiuto psicologico spesso si trovano a questo punto, cioè in quel momento in cui ci si rende conto che si sta soffrendo ma al tempo stesso non si sa bene cosa e come fare.

3. Si acquisita la consapevolezza che c'è qualcosa che potrebbe andare meglio rispetto a ciò che fino a quel momento è stato, si entra nella fase di determinazione, cioè l'individuo mette in campo la possibilità di usare delle risorse che fino a quel momento stava risparmiando. Il passo è difficile, perché pur volendo usare delle energie extra per attuare il cambiamento, non ancora si ha chiara la situazione nella sua globalità e risulta difficile quindi indirizzare al meglio i propri sforzi.


4. Dopo aver fatto dei tentativi di cambiamento, inizieranno ad arrivare i primi effetti dell'attuazione di comportamenti diversi. Non si risolverà tutto ma i primi frutti di questo extra sforzo iniziano a poter essere apprezzati.

Questa è una fase in cui l'operosità della persona impegnata nel cambiamento si scontra di fatto con la staticità delle persone con cui è in relazione.

Appartenendo ad un contesto o meglio ad un sistema relazionale interpersonale, il cambiamento cercato da uno, inevitabilmente coinvolge anche gli altri che appartengono allo stesso sistema, i quali non hanno richiesto e non hanno forse bisogno di cambiare, ma loro malgrado il cambiamento di uno coinvolge tutti perché modifica gli equilibri di tutto il sistema interessato. Ci si scontra con l'omeostasi, cioè la tendenza di un sistema a rimanere in equilibrio. In questa fase è fondamentale la tenacia e la motivazione. Il rischio è quello di tentare un cambiamento che però viene respinto dal sistema di appartenenza, facendo tornare così l'individuo allo stato di funzionamento precedente.


5. Finché il cambiamento è in fase di costruzione è fondamentale non mollare, ma continuare ad impegnarsi. E' importante sentire di aver creato un circolo virtuoso che alimenta il cambiamento desiderato e che a sua volta alimenta il virtuosismo.



Tutto ciò descritto finora è certamente faticoso, non è privo di sofferenza ed è qualcosa di difficile attuazione, ma è l'unica cosa che le persone possono fare. E' un po' come decidere, trovandosi su una zattera, se fare qualcosa per cercare di resistere alla difficoltà e salvarsi oppure rimanere passivamente in balia del mare.




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