Fenomenologia del disagio despressivo dalla nascita alla fase adolescenziale
Per quanto sia difficile associare l’infanzia a qualche tipo di disturbo nella nostra società e tra gli stessi specialisti che operano nei contesti di cura, secondo l’OMS il disturbo depressivo maggiore (DDM) è ritenuto un disturbo mentale frequente a tutte le età e rientra tra le cinque cause di disabilità nel mondo occidentale, in particolare nella fascia d’età compresa tra i 10 e i 19 anni.
Tra l’altro il DDM in età evolutiva ha un decorso molto più severo e lungo in associazione a maggiori tentativi di suicidio e ricoveri rispetto all’insorgenza tardiva.
I disturbi depressivi nell’età evolutiva non sono ancora definiti come categoria a sé stante negli attuali sistemi di classificazione diagnostica (es., DSM-5 o ICD-10), ma la descrizione di essi rientra nei disturbi depressivi dell’età adulta.
Tuttavia, ad oggi è ampiamente riconosciuto che i sintomi della depressione infantile sono solo parzialmente sovrapponibili a quelli della depressione negli adulti.
Pertanto, bisogna considerare che fare diagnosi di qualsiasi disturbo in età evolutiva è un processo complesso che deve tenere conto di elementi importanti tra cui:
a) fase specifica del ciclo di vita e relativi obiettivi di sviluppo;
b) contesto relazionale/sociale (scuola, famiglia, pari, ecc.);
c) grado e qualità del coinvolgimento delle figure genitoriali;
d) esperienze/storia di vita;
e) temperamento e caratteristiche individuali.
CARATTERISTICHE GENERALI DELLA DEPRESSIONE IN ETA' EVOLUTIVA
Innanzitutto, se è risaputo che negli adulti depressi è presente spesso una deflessione del tono dell’umore con la conseguente incapacità di trarre piacere da interessi e attività, nel bambino invece i disturbi depressivi si manifestano con umore irritabile per la maggior parte del giorno.
L’ira può essere rivolta sia a se stessi che verso gli altri e può associarsi a diversi sintomi tipici della depressione come:
attribuzione negativa agli eventi di vita;
perdita totale o parziale di interesse verso le attvità (anedonia);
disturbi del sonno;
diminuizione o aumento dell’appetito;
indecisione, agitazione, rallentamento psicomotorio;
eccessivi sensi di colpa e autosvalutazione;
pensieri ricorrenti di morte.
Tuttavia, come già accennato, il quadro clinico del disturbo depressivo in età evolutiva varia a seconda del momento di sviluppo in cui insorge.
Inoltre, bisogna considerare l'impatto di fattori importanti tra cui la qualità delle relazioni e dell’adattamento dei caregivers alle fragilità del bambino oltre che le componenti individuali che lo rendono unico.
Dalla nascita ai 3 anni
In questa fascia d’eta si riscontrano prevalentemente due tipologie di disturbo depressivo, tra cui annoveriamo il disturbo depressivo maggiore (DDM, simile a quello che si può sviluppare in età adulta) e il disturbo misto dell’espressività emotiva (tipico dell’infanzia), i quali sintomi per costituire un disturbo devono presentarsi per la maggior parte dei giorni per almeno due settimane.
Analizziamoli nel dettaglio:
1) Disturbo depressivo maggiore:
marcata irritabilità nello svolgimento delle attività quotidiane, per la maggior parte dei giorni, per almeno 2 settimane; unitamente a ciò è possibile riscontrare affettività alterata, frequente angoscia e inclinazione al pianto;
diminuzione del piacere o dell’interesse per la maggior parte delle attività proprie di questa età (anedonia);
alterazioni neurovegetative: insonnia o ipersonnia, agitazione/rallentamento psicomotorio, senso di fatica o perdita di energia, importante aumento o diminuzione dell’appetito, mancato accrescimento, aumento o perdita di peso;
difficoltà di attenzione e di concentrazione;
difficoltà di problem solving;
riferimenti ricorrenti a temi di morte attraverso attività ludiche;
E' bene precisare che, nonostante sia difficile riconoscere e accettare l’esistenza di un disturbo infantle a quest’età, poter intercettare questi sintomi permette senz’altro di prevenire o ritardare l’insorgenza di un disturbo depressivo in futuro.
2) Disturbo misto dell’espressività emotiva:
Consiste nell’espressione inappropriata delle emozioni rispetto al livello di sviluppo del bambino (sia per intensità che per gamma emozionale) nel corso di almeno 2 settimane.
In particolare, si può assistere all’assenza di manifestazioni di paura durante la separazione da una figura genitoriale oppure ad espressività emozionale sproporzionata ed incongrua rispetto a ciò che ci si aspetterebbe da quella specifica situazione (es. risata intensa in situazioni in cui si dovrebbe avere paura).
Disturbi depressivi tra i 3 e i 5 anni
Anche in questo caso si palesano sintomi depressivi che possono variare di frequenza ed intensità tra la sfera cognitiva, emotiva e relazionale.
In generale, possiamo riscontrare la seguente sintomatologia:
umore irritabile in ogni attività per la maggior parte del giorno in quasi tutti i contesti (es., famiglia, scuola) con scoppi di rabbia e aggressività sia verbale che fisica. Bisogna precisare che le eventuali offese inflitte dal bambino all’interlocutore non sono solitamente legate all’intenzionalità;
in alternativa, il disturbo depressivo si presenta con umore irritabile con deflessione dell’umore per la maggior parte del giorno e pervasiva diminuizione del piacere e dell’interesse in tutte o quasi le attività congrue all’età per almeno 2 settimane;
alterazioni neurovegetative: disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), calo o aumento dlel’appetito, senso di affaticamento;
agitazione psicomotoria;
sensazione di non avere valore ed eccessivi sensi di colpa;
alterazione dell’attenzione e della concentrazione (in particolare, in quest’età si parla di ridotta attenzione congiunta con scarso controllo visivo e debole mimica facciale);
tentativi di autolesionismo;
disturbi psicosomatici;
Disturbi depressivi dai 6 ai 10 anni
In questa fase, i sintomi depressivi trovano maggiore espressione attraverso il comportamento non verbale o tramite sintomi somatici.
In particolare, possono essere presenti:
umore irritabile e/o depresso sia nelle attività ludiche che scolastiche;
attività onirica caratterizzata da temi malinconici e/o collerici;
manifestazione corporea/non verbale della tristezza;
somatizzazione o vissuti ipocondriaci;
inclinazione alla noia nelle relazioni con i pari;
atteggiamento oppositivo e tendenza alla menzogna;
calo del rendimento scolastico;
difficoltà di concentrazione;
senso di affaticamento;
bassa autostima;
pensieri mortiferi;
sentimenti di autosvalutazione e di colpa;
agitazione psicomotoria;
rabbia sproporzionata e frequente.
Fase adolescenziale (10-18 anni)
L’adolescenza è una fase di vita caratterizzata da profondi mutamenti a livello fisico, cognitivo, emotivo e sociale. Tali cambiamenti possono portare a difficoltà di adattamento generando delle crisi che in alcuni casi rappresentano dei momenti di svolta per la costruzione della propria identità, in altri invece possono segnalare la potenziale evoluzione del disagio psichico in un disturbo vero e proprio.
Per quanto riguarda i disturbi depressivi, i sintomi nucleari nell’adolescente sono l’umore irritabile, una fatica percepita nel debutto sociale nel gruppo dei pari e i sintomi somatoformi vissuti con preoccupazione per la propria salute.
I fallimenti scolastici reali o percepiti, le possibili delusioni in amore e/o amicizia, eventi di vita importanti come la separazione dei genitori, lutti, traslochi hanno un impatto maggiore durante l’adolescenza rispetto alla vita adulta e contribuiscono in misura maggiore allo sviluppo di un disturbo depressivo.
In generale, si può riscontare una sintomatologia ampia e varia in base al tipo di difficoltà sperimentata dall'adolescente nel raggiungimento degli obiettivi di questa fase di sviluppo.
La sintomatologia riportata indica la presenza di un disturbo depressivo considerando che si verifichi nella maggior parte quasi tutti giorni nell’arco di almeno 2 settimane:
gravi e ricorrenti scoppi di collera verbali e non verbali (per 12 mesi);
umore irritabile per la maggior parte del giorno quasi tutti i giorni;
scoppi di collera non coerenti con la fase di sviluppo;
anedonia;
condotte antisociali;
abuso di sostanze;
idee/tentativi di suicidio;
sentimenti di colpa e autosvalutazione che possono essere deliranti;
insonnia o ipersonnia;
agitazione o rallentamento psicomotorio;
faticabilità o mancanza di energia;
perdita o aumento di peso;
abbandono scolastico;
difficoltà di separazione dal nucleo familiare;
lamentele somatiche (in particolare tra i 13 e i 16 anni);
attenzione ridotta;
capacità di pensare indebolita;
Per concludere, possiamo dire che i disturbi depressivi in età evolutiva determinano una significativa compromissione funzionale, influenzando lo sviluppo sociale, cognitivo ed emotivo anche in età adulta.
La presenza di queste manifestazioni cliniche durante l'infanzia e l'adolescenza possono rappresentare le forme prodromiche di un malessere che potrà evolvere in un disturbo grave in età adulta, non solo di tipo depressivo ma anche bipolare.
E' sicuramente un processo doloroso poichè vissuto come un fallimento personale quello che il genitore deve attuare per riconoscere le fragilità nel proprio figlio, tuttavia con un sforzo di sensibilità non è mai troppo tardi per rendersene conto e rivolgersi agli specialisti del settore.
In definitiva, prevenire e trattare i segni di sofferenza in età evolutiva può davvero salvare la vita dell'individuo affetto.
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