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Immagine del redattoreDott.ssa Daniela Gallicchio

LA DEPRESSIONE NEL GIOVANE ADULTO IN CERCA DI SE'


Fenomenologia e classificazione dei disturbi depressivi nell'età adulta emergente attraverso l'impatto dei concetti di sè





 

"La malinconia è un'esperienza di tumulto interiore e confusione del pensiero, quando emozioni e armonia si dissolvono per essere sostituite da una decadente imitazione della vita" (Whybrow, 1997).



I disturbi depressivi sono molto comuni con oltre 300 milioni di persone colpite pari al 4,4% della popolazione mondiale. La depressione è anche la patologia che maggiormente contrbuisce alla disabilità globale ed è responsabile del 7,5% di DALY (la somma degli anni di vita persi per condizioni di salute non ottimali) in tutto il mondo.

Questa patologia è anche associata a una considerevole morbilità e mortalità e a costi economici elevati.



Cosa si intende per "depressione"?


Il termine depressione può essere utilizzato per indicare un sintomo, un disturbo o una sindrome; in quest’ultimo caso il quadro clinico comprende alterazioni della sfera affettiva, emotiva, cognitiva, comportamentale e neurovegetativa.


Se analizziamo il vissuto depressivo nelle sue varie manifestazioni, ci imbatteremo il più delle volte nella seguente sintomatologia:


  • umore che varia dall’indifferenza all’apatia fino ad un profondo abbattimento, scoraggiamento e disperazione;

  • anedonia come caretteristica costante, intesa come esperienza di mancanza di gioia che si rivela nella mimica facciale, nel discorso e nel comportamento;


  • esperienza dolorosa di un rallentamento nella capacità di iniziare il pensiero o l'azione, di conseguenza il paziente non riesce a adempiere ai normali compiti e a fronteggiare varie situazioni di vita;


  • tendenza ad autocolpevolizzarsi eccessivamente, talvolta cammuffata dalla descrizione di se come "pigro ed incapace";


  • affacendamento, ovvero agitazione e attivazione afinalistica;


  • difficoltà ad immaginare, ricordare, sentire le emozioni;


Inoltre, secondo l'ottica psicodinamica si distinguono due sottotipi di depressione che possono caratterizzare in maniera variabile l'individuo affetto:

 

Depressione introiettiva: caratterizzata soprattutto da sentimenti di inutilità, fallimento, colpa, inferiorità, da intensa paura della critica, disapprovazione e infine da una forte spinta alla competizione.


Depressione anaclitica: caratterizzata da sentimenti di impotenza, solitudine, fragilità, paura di essere abbandonati, vulnerabilità di fronte alla possibile rottura delle relazioni interpersonali.



CLASSIFICAZIONE DIAGNOSTICA


Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) individua e categorizza le seguenti sindromi depressive:


Disturbo depressivo maggiore (disturbo depressivo unipolare):


Per la diagnosi di disturbo depressivo maggiore, è necessario che vengano soddisfatti almeno 5 dei seguenti sintomi durante un periodo di 2 settimane, ed uno di essi deve essere un umore depresso o una perdita di interesse o di piacere:


  • Umore depresso per la maggior parte del giorno;

  • Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno;

  • Aumento o perdita di peso oppure diminuzione o aumento dell'appetito significativi (> 5%);

  • Insonnia (spesso insonnia di mantenimento con risvegli notturni) o ipersonnia;

  • Agitazione o rallentamento psicomotorio osservati da altri (non auto-riferiti);

  • Astenia o perdita di energia;

  • Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati;

  • Diminuita capacità di pensare o concentrarsi o indecisione;

  • Pensieri ricorrenti di morte o di suicidio, un tentativo di suicidio, o un piano specifico per effettuarlo.

Disturbo depressivo persistente


Per la diagnosi, del disturbo depressivo persistente, i pazienti devono presentare un umore depresso per la maggior parte del giorno per più giorni per almeno 2 anni e minimo 2 dei seguenti sintomi:

 

  • Scarso appetito o iperfagia;

  • Insonnia o ipersonnia;

  • Scarsa energia o stanchezza;

  • Bassa autostima;

  • Scarsa concentrazione o difficoltà a prendere decisioni;

  • Sentimenti di disperazione.

 


Disturbo disforico premestruale


Per la diagnosi del disturbo disforico premestruale bisogna soddisfare almeno 5 sintomi durante la settimana prima delle mestruazioni. I sintomi devono cominciare a rientrare pochi giorni dopo l'inizio del ciclo mestruale e diventare minimi o assenti nella settimana dopo le mestruazioni. I sintomi devono comprendere almeno 1 dei seguenti:

0

  • Sbalzi d'umore (p. es., sentirsi improvvisamente triste o in lacrime);

  • Irritabilità o rabbia marcata o conflitti interpersonali aumentati;

  • Umore marcatamente depresso, sentimenti di disperazione o disprezzo per se stessi

  • Ansia marcata, tensione o sensazione di essere "sulle spine"

Inoltre, almeno 1 dei seguenti sintomi deve essere presente:

  • Diminuzione dell'interesse per attività usuali;

  • Difficoltà di concentrazione;

  • Scarsa energia o stanchezza;

  • Variazione marcata dell'appetito, eccessivo consumo di cibo, o desiderio intenso per cibi specifici

  • Ipersonnia o insonnia;

  • Sentirsi sopraffatti o fuori controllo;

  • Sintomi fisici come tensione o tumescenza mammaria, dolori articolari o muscolari, sensazione di gonfiore e aumento di peso.

Disturbo del dolore prolungato


Per la diagnosi del lutto prolungato, la risposta al lutto (caratterizzata da desiderio persistente o desiderio e/o preoccupazione per il defunto) dura un anno o più ed è persistente, pervasiva e superiore alle norme culturali. Deve anche essere accompagnato da minimo 3 delle seguenti condizioni durante l'ultimo mese, in una misura tale da causare disagio o invalidità:


  • Sensazione di interruzione dell'identità (p. es., sensazione che una parte di se stessi è morta);

  • Marcata incredulità sulla morte;

  • Evitamento di ciò che ricorda la perdita;

  • Intenso dolore emotivo legato al decesso;

  • Difficoltà ad impegnarsi nella vita in corso;

  • Intorpidimento emotivo;

  • Sentimenti di vuoto;

  • Solitudine intensa

 


Altro disturbo depressivo


Insiemi di sintomi con caratteristiche di disturbo depressivo che non soddisfano i criteri completi per altri disturbi depressivi, ma che causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sono classificati come altro disturbo depressivo (specificato o non specificato).



Quali possono essere i fattori predisponenti per la depressione quando inizia l'età adulta?


L'età adulta emergente (20-40 anni) è un periodo di sviluppo caratterizzato da una continua esplorazione dell'identità e da un'attenzione al Sé, dall'instabilità, dal sentirsi a metà strada (cioè né adolescenti né adulti) e dall'ottimismo per il futuro.


Si tratta di un periodo complesso e spesso caotico, durante il quale gli individui possono sentirsi costretti a concettualizzare o rivedere il proprio progetto di vita mentre si stabilisce l'indipendenza; è un periodo in cui molti disturbi comportamentali e psicologici raggiungono il loro apice.


In ottica sistemica-relazionale, diventa fondamentale il ruolo della famiglia d'origine che può facilitare oppure ostacolare il processo di definizione della propria identità. Pertanto, la famiglia d'origine costituisce un fattore di protezione e di sostegno all'adultità oppure un fattore di rischio che può predisporre ad un quadro patologico anche di tipo depressivo.


In particolare, i compiti evolutivi tipici durante la giovane adultità consistono nella ricerca di intimità e solidarietà nelle relazioni da calibrare alla ricerca della propria indipendenza per cui spesso si sperimentano "punti di svolta" che offrono opportunità per ridefinire i concetti di sé. Se ciò non avviene in modo sufficientemente buono, si sperimenterà un senso di evitamento/isolamento sociale, aspetti tipici dei quadri depressivi.



Cosa si intende per concetti di Sé?


I concetti di sé sono definiti come schemi cognitivi o strutture di conoscenza organizzate che consistono in tratti, valori e ricordi di sé che agiscono come risorse personali.


Nella letteratura si riscontrano quattro concetti di sé basilari:

 

  1. Autostima: è il valore complessivo degli atteggiamenti di approvazione e di disapprovazione che si attribuiscono alla propria persona; Un esempio di un'affermazione relativa all'autostima è "Sono una brava persona";

  2. Autoefficacia: è la percezione globale delle proprie capacità di far fronte alle richieste della vita o di avere controllo sulla propria risposta agli eventi. Un esempio di affermazione relativa all'autoefficacia è: "Non gestisco bene i conflitti, li evito perché non so mai cosa fare";

  3. Locus of control: è la percezione complessiva che ogni individuo ha sulla possibilità di controllare gli eventi che si verificano nella sua vita. Un esempio di un'affermazione riguardante il locus of control è: "Non importa cosa la vita mi mette di fronte, so che sarò in grado di gestirlo";

  4. Padronanza: è la capacità di ridimensionare le nostre reazioni agli eventi accettando che non sempre si può avere il controllo su ciò che accade nella realtà. Un esempio di affermazione relativa alla padronanza è: "Non ha senso cercare di cambiare il modo di essere altrui perché ci sono forze fuori dal mio controllo”.

 

 

Fatte queste premesse, possiamo prendere in considerazione tre modelli differenti che tentano di rintracciare i fattori concomitanti all’insorgenza dei disturbi depressivi in età adulta, riferendosi in particolare, tra i concetti sopradescritti, all’autostima:

 

MODELLO DELLA VULNERABILITA’


Secondo questo modello, una bassa autostima agisce come un fattore di vulnerabilità per l'insorgenza della depressione.

 

Da questa prospettiva, le convinzioni negative su di sé, da cui derivano meccanismi di ruminazione del pensiero, non sono considerate un sintomo depressivo, ma agiscono come fattore causale predisponendo un individuo alla depressione.

 

Quindi la presenza di un concetto di sé distorto contribuisce sia all'eziologia che al mantenimento della depressione.

 

MODELLO DELLA CICATRICE


In contrasto con il modello della vulnerabilità, il modello della cicatrice ipotizza che un basso concetto di sé sia una conseguenza della depressione, piuttosto che un antecedente.


Si ipotizza che l'esperienza della depressione porti a cambiamenti permanenti o "cicatrici" nel proprio concetto di sé.


In altre parole, ci si aspetta che la depressione porti al deterioramento del concetto di sé nel tempo, anche dopo che l'episodio depressivo è terminato.

 

MODELLO DELLO STRESS


Il modello del processo dello stress è simile al modello di vulnerabilità per quanto riguarda l’inquadramento dell’autostima come fattore predisponente, ma si differenzia per il fatto che i concetti di sé sono considerati come un meccanismo attraverso cui i fattori di stress hanno un impatto sulla salute mentale.

 

In questo senso, bisogna analizzare l’entità dei fattori di stress e il modo in cui influenzano l’autostima prima di considerare come le cognizioni negative contribuiscano al disagio depressivo. Nello specifico, i fattori di stress si differenziano in eventi di vita discreti e in fattori di stress cronici.

I primi rappresentano eventi inaspettati ma normativi (ad esempio, l'inizio dell'università, il divorzio), mentre i fattori di stress cronici sono caratterizzati dall’incontrollabilità e dalla persistenza nel tempo (ad esempio, un conflitto familiare).


L'esperienza dei fattori di stress, in particolare quando raggruppati in uno o più ambiti sociali importanti, erode gradualmente i concetti di sé, che a sua volta aumentano il rischio di esiti negativi per la salute mentale come la depressione.


Inoltre, i fattori di stress che si presentano in domini di vita salienti, come ad esempio la famiglia, si prevede che abbiano un impatto più grave sul concetto di sé e sulla salute mentale rispetto ad altri domini.



Conclusioni


Nel complesso, questi modelli forniscono il supporto non solo di un legame tra autostima e depressione, ma anche del fatto che l'autostima può agire come predittore della depressione, piuttosto che considerare l'autostima e la depressione in una relazione bidirezionale.

 

In sintesi, prima e durante le prime fasi dell'esame di tali modelli, le relazioni tra i concetti di autostima e la depressione si pensava che funzionassero in modo bidirezionale, ma un numero crescente di ricerca oggi sostiene l'idea che una bassa autostima sia un fattore di rischio per la depressione considerando in questa relazione l'impatto specifico dei fattori di stress.




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