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Immagine del redattoreDr. Vito Leone

LA LEG(G)ENDA DEGLI PSY

Aggiornamento: 9 apr 2020

Psicologo, Psichiatra, Psicoterapeuta…?

Esiste una grande confusione tra le diverse scienze e professioni che basano il loro intervento sull’aiuto. Spesso questi termini sono confusi, mischiati, sovrapposti, usati come sinonimi.


 

A titoli diversi corrispondono peculiarità diverse.


Nel corso della storia i nomi più illustri della psicologia erano legati a figure come medici, antropologi, filosofi… la Psicologia, come disciplina definita, è una scienza relativamente giovane. Basti pensare che la Medicina esisteva almeno dai tempi di Ippocrate, quasi 2500 anni fa, la Filosofia anche prima. Solo negli ultimi 200 anni si è delineata una scienza che cerca di concentrare e sintetizzare la conoscenza dei suoi illustri predecessori, la Psicologia e la figura ad essa relativa, lo Psicologo.

Il percorso di studi che lo Psicologo compie è diverso da quello del Medico Psichiatra.

Mentre quest’ultimo è dapprima Medico ed in secondo luogo si specializza in una branca specifica, Psichiatria, per cui è prevista una formazione universitaria di 10 anni (6+4), lo Psicologo è impegnato in una formazione universitaria che concentra in 5 anni (3+2) un percorso di studi orientato a far acquisire le competenze necessarie per poter entrare in contatto e operare con la sofferenza psichica. Lo Psichiatra essendo innanzitutto Medico acquisisce una formazione medica in cui l’aspetto chimico, biologico e fisiologico è pesantemente predominante tanto che il vertice osservativo da cui il medico guarda il funzionamento delle persone può essere definito “organicista”, cioè che presuppone il dominio degli organi sul funzionamento psichico e psicopatologico, mettendo così in secondo piano tutta l’ideazione psichica della mente.

Lo Psicologo, di fondo non può negare l’esistenza e l’importanza del piano biologico, ma concentra il suo operato in tutti quei livelli di problematicità di salute che non sono causati o che non sono l’effetto diretto di una disfunzione organica.

L’uomo, diversamente dagli animali, è dotato di una forma di “pensiero”, consapevole ed inconsapevole, che non è solo l’effetto dell’attività cerebrale, è allo stesso tempo la causa di attività organiche normali o alterate, le quali possono provocare disfunzioni patologiche, a livello sia organico sia psichico. Queste posizioni così apparentemente distanti tra Psichiatria e Psicologia in realtà sono rappresentative della complessità del genere umano.

Ognuno di noi è costituito da più livelli. È contemporaneamente corpo e mente. Il cervello è l’organo che è stato attribuito alla mente, ma non è la mente. La mente è un processo psichico, il cervello è un organo. Il nostro organismo, trasporta, nutre e tutela la nostra mente e permette a questa di esistere e di esprimersi. Da un cattivo funzionamento organico, possano derivare problemi anche di natura psicologica oltre che fisica. Ma è vero anche il contrario, che la nostra mente direziona e guida il nostro organismo ed è quindi possibile che da un disagio o una sofferenza psichica possono manifestarsi anche alterazioni organiche e psicosomatiche.

Dunque sono vere tutte le condizioni; da un malfunzionamento organico possono scaturire anche condizioni psicopatologiche, da un funzionamento psichico alterato possono scaturire non solo problematiche psichiche ma anche malfunzionamenti organici. Se lo Psicologo è quella figura specializzata ad operare nel campo del dominio psichico, il medico Psichiatra rappresenta quella figura che cerca e cura la malattia psichica inquadrandola in un malfunzionamento organico del cervello o più in generale del sistema nervoso. Mentre il primo agisce con tecniche dialogiche ed esperienziali, il secondo adopera le conoscenze mediche per ri-stabilizzare tramite l’uso di farmaci i processi chimici che avvengono all’interno dell’organismo.

In questo modo assistiamo ad un dibattito in cui non ci si mette d’accordo nel definire quale sia la “causa” e quale sia “l’effetto”. Un dibattito antico che non avvantaggia nessuno.

Ad oggi si è intrapresa la strada dell’integrazione delle conoscenze che provengono da entrambe le scienze. Un bravo professionista, da una parte e dall’altra, deve tenere in considerazione che non esiste solo il dominio biologico o solo il dominio psichico ma entrambi. Dunque è opportuna una stretta collaborazione tra 2 figure professionali. Lo Psicologo e lo Psichiatra possono lavorare insieme, aiutandosi ed integrando elementi visibili solo dal proprio punto di vista professionale.

Facciamo un esempio. Se una persona prova sofferenza a causa di un lutto, è possibile che in quel periodo si senta con un tono dell’umore più basso rispetto al solito, con conseguente perdita di interesse per le attività svolte fino a quel momento. Dal punto di vista medico è possibile dire che i neurotrasmettitori che fino a quel momento garantivano un miglior tono dell’umore, in seguito al lutto, non funzionano più come dovrebbero. È chiaro che la causa non sia necessariamente organica, ma rimane che di fatto l’organismo perde la sua capacità di utilizzare la giusta quantità di neurotrasmettitori.

Lo Psicologo lavorando con questa persona potrebbe attuare diverse tecniche affinché il lutto possa essere meglio elaborato, ma questo sarebbe possibile solo se anche la persona interessata fosse in grado di impegnarsi in un percorso psicologico in modo attivo. Probabilmente un depresso non avrà la forza, l’energia e la volontà di impegnarsi in una qualsiasi attività. Dunque si arriverebbe ad un’impasse dal quale sarebbe difficile procedere. Con una corretta integrazione farmacologica prescritta dallo Psichiatra, si potrebbero ristabilire i corretti livelli di neurotrasmettitori nell’organismo che dunque darebbero la possibilità al depresso di innalzare il suo tono dell’umore così da potersi impegnare nelle attività precedenti al lutto. (Approfondimento sulla funzione del farmaco).

Fin qui, ad un occhio inesperto, sembrerebbe che con i farmaci è possibile guarire, mentre in realtà succede che così facendo l’organismo perderebbe progressivamente la capacità di produrre in modo autonomo (endogeno) quei neurotrasmettitori necessari, dato che li acquisisce dall’esterno (esogeno).

Dunque come curare in modo ottimale un paziente del genere? Tramite una adeguata collaborazione tra colui che prescrive le giuste quantità di farmaci e colui che ri-allena la persona a mettersi nelle condizioni in cui produrre autonomamente tali neurotrasmettitori. Una collaborazione complessa per un essere complesso.

Psichiatra e Psicologo, seppur con formazioni orientate diversamente, rappresentano insieme la complessità umana. Ci sono problematiche che da soli, ne l’uno ne l’altro, potrebbero curare in autonomia. Quando un paziente manifesta un problema risulta quindi utile definire a quale tipo di dominio appartiene, se biologico, il primato della cura va sicuramente allo psichiatra che a sua volta può coinvolgere lo Psicologo nel caso in cui ci siano risvolti psicopatologici secondari. Se il dominio è di tipo psichico, lo Psicologo è la figura professionale che più di tutte ha le competenze per operare in scienza e coscienza affinché la persona che vi si rivolge riacquisti il proprio benessere.

Quali sono i limiti delle 2 figure professionali fin qui descritte? Lo Psichiatra con una visione prettamente medica, rischia di perdere la complessità psichica dell’individuo. Lo Psicologo, non ha sufficienti competenze mediche per osservare correttamente ed in modo completo il funzionamento biologico dell’organismo della persona che chiede il suo aiuto ed inoltre ha, seppur ottimi ma limitati e generici, strumenti per intervenire a livello psichico.

Accanto ed insieme a queste 2 figure professionali, se ne delinea una terza, lo Psicoterapeuta. Entrambe le figure professionali hanno la possibilità di specializzarsi ulteriormente in Psicoterapia tramite un percorso di formazione di ulteriori 4 anni, diventando così Psicoterapeuti. Psicoterapeuta è chi, dopo un percorso di studi da Psicologo o da Medico, si specializza ulteriormente  per 4 anni, nella disciplina della Psicoterapia.

La Psicoterapia non è facilmente definibile perché spazia in ambiti applicativi molto diversi, basandosi su teorie di riferimento diverse. Tale diversità non deve spaventare lasciando immaginare un disomogeneità della pratica, è anzi un valore aggiunto, perché diverse teorie riflettono diverse chiavi di lettura della realtà, ognuna delle quali diventa più o meno funzionale a seconda degli ambiti di intervento in cui viene impiegata.

Dunque la Psicoterapia è un percorso di vera e propria cura della persona, che presenta psicopatologie conclamate, disagi e sofferenze, conflitti relazionali, abitudini disfunzionali… Lo Psicoterapeuta è l’unico vero abilitato ed in grado di attuare un percorso di cura della psiche.

Allora perché esistono anche lo Psicologo e lo Psichiatra? Come abbiamo detto lo Psichiatra in quanto medico si occupa prevalentemente dei processi biologici sottostanti alle psicopatologie fornendo in questo modo importantissimo sostegno. Lo Psicologo è quel professionista che tramite il colloquio clinico e l’utilizzo di idonei test è in grado di riconoscere il tipo di disagio o psicopatologia, di fornire una diagnosi della problematica presentata dalla persona che a lui vi si rivolge. In seguito, a seconda del contesto di provenienza della persona da valutare, potrà indirizzare il paziente alla figura professionale più idonea per la risoluzione della patologia. Altre importanti funzioni dello Psicologo sono le applicazioni giuridiche peritali ed il sostegno psicologico di prima urgenza.

Lo Psicologo è come un vigile urbano che conoscendo tutte le strade percorribili, a seconda delle  necessità di ognuno, indirizza chi vi si rivolge alla via più adatta per arrivare alla meta preposta.



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