EFFETTI PRAGMATICI DEL CORONAVIRUS SULLA COMUNICAZIONE
L’isolamento sociale e il coronavirus sono argomenti strettamente legati perché la presenza del Covid-19 impatta pesantemente su un insieme di regole comunicative extralinguistiche che connotano culturalmente gli individui. Gli avvezzi avranno certamente intuito che si fa riferimento all’aspetto così detto prossemico della comunicazione che è la “Distanza” (P. Watzlavick, 1971), cioè quella cosa che ad oggi ha subito un cambiamento significativo nell’interazione con le altre persone.
Cosa c’entra e come si interseca questo con l’attuale situazione di criticità sanitaria dovuta al COVID-19?
Partiamo dall’inizio.
La situazione di emergenza sanitaria dovuta al COVID-19 e le conseguenti misure di sicurezza e prevenzione adottate dal governo hanno portato uno sconvolgimento alle abitudini delle persone obbligandole a misure di distanziamento sociale, un’espressione che indica il rispetto di distanze di sicurezza anti-droplets, le piccole goccioline emanate con il respiro che possono raggiungere distanze fino a quasi due metri.
Le risposte psicologiche e quindi comportamentali delle persone sono state variopinte, andando dalla negazione del problema che ha portato in alcuni casi a non rendersi conto che dei cambiamenti erano necessari, al punto da aver imposto sanzioni per chi non rispetta le restrizioni, all’ iper-idealizzazione paragonando l’epidemia ad una guerra (probabilmente fomentati dal linguaggio bellico usato dai media) che ha portato all’adozione di comportamenti di accaparramento di beni e fughe a casa dal nord al sud.
Stiamo parlando di alcuni dei famosi meccanismi di difesa psichici già individuati da S. Freud e meglio definiti dalla figlia A. Freud.
Alla base di queste reazioni ci sono certamente i diversi modi di proteggersi dalla paura e contenere l’angoscia provocata da qualcosa di cui non si conosce molto e che minaccia pericolo per la salute propria e dei propri affetti, i famosi meccanismi di difesa!
Insomma l’emergenza Covid-19 tocca livelli psichici profondi. Il pericolo pandemico ci ha trovato impreparati ed anche se è dura ammetterlo, ci ha colpito… duramente.
La prima risposta utile che potesse funzionare (e che sta funzionando) è stato il così detto isolamento sociale, cioè la riduzione dei contatti interpersonali rimanendo a casa e/o tramite l’aumento della DISTANZA tra le persone. Tale modifica può essere comprensibilmente percepita, specialmente all’inizio, come qualcosa di innaturale perché la distanza fa parte di quegli elementi comunicativi non-verbali che concorrono a dare significato alle proprie interazioni.
Secondo la definizione di Balboni per competenza comunicativa, infatti, si intende “la capacità di usare tutti i codici (verbali e non) per raggiungere i propri fini nell’ambito di un evento comunicativo”. Si attribuisce dunque un valore fondamentale anche ai linguaggi non verbali. Questo anche perché non sempre il codice verbale è il principale veicolo di trasmissione dei messaggi.
Brevemente, gli aspetti verbali sono le parole che vengono scelte per esprimersi, gli aspetti para-verbali sono ciò che accompagna la voce e l’espressione verbale, cioè il tono di voce, la velocità dell’eloquio, le pause… per aspetti non-verbali si intendo infine quelle parti di comunicazione relative alla postura, alla posizione nello spazio e dunque alla distanza degli interlocutori.
Un esempio:
immaginiamo una persona sconosciuta che minaccia aggressività fisica nei confronti di un’altra persona mentre si avvicina impettito ed alzando il tono di voce ed immaginiamo la stessa minaccia fatta mentre invece la stessa persona indietreggia e il tono di voce è via via sommesso.
A parità di evento, facendo un piccolo sforzo "d’immaginazione empatica", si può intuire che ciò che può far più paura nella prima situazione descritta sia la coerenza tra ciò che viene detto, il come viene detto e ciò che viene fatto (avvicinarsi ad una distanza non usuale per un estraneo); mentre nella seconda situazione seppur probabilmente questo estraneo desterà la nostra attenzione, verrà a mancare la coerenza tra messaggio verbale e comportamento agito.
Edward T. Hall ha descritto 4 tipi di distanza interpersonale:
DISTANZA INTIMA (0 – 45 cm) DISTANZA PERSONALE (45 – 120 cm) DISTANZA SOCIALE (120 – 360 cm) DISTANZA PUBBLICA (oltre 360 cm)
La distanza che le persone assumono è indice dei loro rapporti sociali e dei loro sentimenti reciproci.
La ‘distanza intima’ implica un alto grado di coinvolgimento perché tutte le percezioni sensoriali si acuiscono.
Nella fase di vicinanza si può raffigurare come la distanza della lotta o al contrario, dell’amplesso, mentre in quella di lontananza (da 15 a 45 cm.) Il capo, le cosce e le parti pelviche non si toccano facilmente come prima, ma le braccia possono afferrare con facilità l’altro e sono visibili con dovizia di particolari tutti i particolari del volto dell’altro.
A questa distanza la voce è un sussurro e serve a richiamare nell’altro emozioni e sentimenti.
La ‘distanza personale’ è quella rispettata dai membri di una società che si ispira al non-contatto: la fase di vicinanza va dai 45 ai 75 cm., distanza entro la quale si potrebbe, volendo, allungare un braccio e afferrare l’altro.
Questa distanza, che rappresenta un po’ la “bolla” o quell’alone di cui si parlava, può essere infranta solo da persone in contatto con il soggetto come un coniuge, mentre non è valicata dagli estranei.
Nella fase di lontananza che conta dai 75 ai 120 cm la soglia è posta appena oltre la possibilità di toccare l’altro allungando la propria mano.
A questa distanza si può ancora discutere di argomenti personali ma la forza della voce è moderata e non si percepisce il calore del corpo dell’altro, cosa in grado di instaurare intimità o mettere a disagio gli altri.
Nella fase di vicinanza della ‘distanza sociale’ (da 1.20 a 2.10 m.) si trattano gli affari sociali e gli incontri occasionali.
È la distanza più usata tra persone che lavorano assieme, mentre la fase di lontananza è quello entro la quale si svolgono incontri formali (da 2.10 a 3.60 m.) oppure che permette alle persone che lavorano a contatto col pubblico di svolgere le proprie mansioni senza essere obbligate alla conversazione. Questa distanza permette anche a persone che vivono nella stessa casa e sono nella stessa stanza di impegnarsi in conversazioni brevi e tornare poi a dedicarsi alla propria attività preferita.
Infine nella ‘distanza pubblica’ (da 3.60 m. in poi) un individuo può fuggire o cercare di difendersi se subisce una minaccia mimando la reazione di fuga istintiva animale, la voce è alta e i contenuti sono formali.
Fino a questo momento forse abbiamo dato per scontato tutto questo, era la normalità.
È utile pensare che spesso non è possibile ripristinare uno status quo-ante dopo aver vissuto questa esperienza così profonda, che ci ha colpito e che come già detto ci tocca elementi psichici del profondo.
Per meglio far intendere il significato di impossibilità o meglio sconvenienza di ripristino della “normalità” (semmai questa parola abbia effettivo senso) porto un esempio tratto dall’esperienza clinica: in terapia di coppia spesso le persone hanno in mente di fare un lavoro psicologico alla ricerca del vecchio equilibrio che c’era quando i partner si sono conosciuti, quando cioè stavano bene ed erano felici. Arenarsi sull’obiettivo di ripristinare ciò che c’era in quel precedente stato di cose è esattamente l’errore che ha portato la coppia a cercare di mantenere rigidamente un assetto passato senza dare valore al tempo che trascorreva ed ai cambiamenti personali ed ambientali avvenuti nel tempo trascorso.
In terapia dunque si cerca insieme alla coppia di uscire da questo impasse trovando un nuovo e più funzionale modo per relazionarsi oggi, con tutto ciò che questo comporta.
Questo parallelismo è foriero di una probabile corsa delle persone al ripristino di ciò che era la vita prima del Coronavirus, rischiando in questo modo di arenarsi in tentativi infruttuosi, perché è certo che qualcosa è cambiato e la distanza è solo una tra queste cose.
Ad ogni distanza dunque è associata chiaramente una posizione affettiva e relazionale o almeno lo era fino ad ora. Oggi, mentre viviamo nel bel mezzo della criticità pandemica, rimane l’incertezza rispetto a cosa rimarrà invariato, a cosa tornerà in uso ed a come le cose si modificheranno quando l’emergenza sarà rientrata o verrà trovato un vaccino.
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